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L’ordine del clan Licciardi su Bagnoli: agli Esposito parcheggi e slot, droga divisa coi Giannelli

Il clan della Masseria Cardone sarebbe intervenuto per risolvere i contrasti tra i gruppi dello “Scognato” e di “Schwarz”, spartendo la gestione degli illeciti nel quartiere napoletano.
A cura di Nico Falco
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Massimiliano Esposito "lo Scognato" ed Alessandro Giannelli "Schwarz"
Massimiliano Esposito "lo Scognato" ed Alessandro Giannelli "Schwarz"

Al clan Esposito la gestione dei parcheggi abusivi e delle macchinette slot, lo spaccio di droga diviso al 50% col gruppo Giannelli: sentenza del clan Licciardi, che avrebbe deciso di spartire così il territorio di Bagnoli per chiudere i contrasti tra le due fazioni, guidate da Massimiliano Esposito "lo Scognato" e Alessandro Giannelli "Schwarz". A raccontare della riunione, che sarebbe avvenuta nella Masseria Cardone, roccaforte dei Licciardi, è il collaboratore di giustizia Yusseff Aboumouslim, le sue dichiarazioni vengono richiamate nell'ordinanza eseguita il 17 settembre contro il clan di Bagnoli; tra i destinatari anche lo "Scognato", che è attualmente ricercato.

I contrasti per la droga, i parcheggi e le slot

Aboumouslim, nipote del capoclan Esposito ed ex suo braccio destro, ha raccontato che i contrasti sarebbero avvenuti intorno al 2014/2015. In quel momento a capo del suo gruppo criminale sarebbe stata Maria Matilde Nappi, moglie di Esposito, indicata dall'Antimafia come reggente in vece del marito, che sarebbe stato scarcerato nel 2019. Alessandro Giannelli, invece, era da poco tornato in libertà.

"Schwarz" si sarebbe impegnato a versare alla Nappi 5mila euro al mese e a sostenere le spese quando andava ai colloqui col marito a patto che si ritirasse, ma la donna avrebbe rifiutato di raggiungere accordi.

La spartizione di Bagnoli tra gli Esposito e i Giannelli

Sarebbe stata la Nappi, all'epoca indicata come molto vicina alla capoclan Maria Licciardi, a chiedere aiuto al gruppo dell'Alleanza di Secondigliano. I Licciardi sarebbero intervenuti perché lo "Scognato", oltre ad avere all'epoca buoni rapporti con il referente sul territorio, sarebbe stato sempre a disposizione del clan, sin da quando faceva parte dei D'Ausilio.

All'incontro, che si sarebbe tenuto nella Masseria Cardone, sarebbe stato presente Giannelli mentre per gli Esposito sarebbe andato Francesco Celardo, detto Pippetta (deceduto). Secondo Aboumouslim, Giannelli avrebbe detto di voler controllare la zona soltanto in attesa della scarcerazione di Esposito, aggiungendo di essere legato da una vecchia amicizia allo "Scognato"; Celardo, invece, avrebbe risposto che il proposito era di scalzare il capoclan.

Alla fine il clan Licciardi avrebbe deciso di spartire gli affari illeciti favorendo il clan Esposito: al gruppo dello Scognato sarebbe andata la gestione delle macchinette slot e dei parcheggi, mentre la piazza di spaccio sarebbe stata gestita al 50% dalla Nappi e da Giannelli.

L'ultimatum ai Giannelli: via da Bagnoli in tre giorni

Una seconda riunione, racconta ancora Aboumouslim, ci sarebbe stata successivamente, dopo l'arresto di Giannelli, quando Esposito avrebbe imposto un ultimatum al gruppo di Cavalleggeri: entro tre giorni avrebbero dovuto lasciare Bagnoli.

A questo secondo vertice avrebbe partecipato personalmente il collaboratore di giustizia. Il referente della Masseria Cardone avrebbe detto ad Esposito di non insistere in quanto Alessandro Giannelli, in quel momento detenuto, avrebbe potuto pentirsi e creare seri problemi ai diversi gruppi criminali.

In quella circostanza lo "Scognato" avrebbe ribadito di dover risolvere i problemi nel suo quartiere e avrebbe ricordato di essere l'alleato dei Licciardi e di avere lui presentato Giannelli al clan. La questione, conclude Aboumouslim, non avrebbe avuto seguito perché il clan avrebbe saputo che la Polizia di Stato aveva convocato diversi affiliati ai Giannelli per chiedere cosa stesse succedendo.

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